“Come d’aria” è sguardo sulla realtà

Un libro in cui riconoscersi

“Come d’aria” è sguardo sulla realtà. Se penso al libro di Ada D’Adamo, la prima definizione che mi viene in mente è questa. Al lettore che lo scorge sullo scaffale di una libreria, o ne legge una recensione, l’incontro con la trama potrebbe indurlo a pensare si tratti di un libro che parla di un’esperienza a molti lontana, ma, se si supera lo scoglio del pregiudizio, ognuno di noi può trovarci qualcosa di sé.

Perché parla del rapporto con il proprio corpo. Di quando la vita ti mette di fronte a sfide alle quali si è impreparati. Parla di vita, a trecentosessanta gradi. Ma andiamo con ordine. Ho incontrato questo libro grazie a un passaparola, quando ancora non aveva vinto il Premio Strega, quando ancora non era conosciuto a tutti. Me ne sono tenuta alla larga per molto tempo, nonostante lo avessi acquistato quasi subito. Per i timori legati al principale argomento trattato: la disabilità.

Di leggere una storia che cercasse necessariamente una giustificazione al suo essere complicata. Una storia non sincera, piena di consigli non richiesti.

Che lo scopo dell’autrice fosse quello di pontificare. O semplicemente, di scoprire un racconto che andasse a toccare i nervi scoperti della mia anima e che, quindi, mi ferisse.

Quando finalmente ho trovato il coraggio per affrontare la lettura, i miei timori sono svaniti. Ciò che mi sono trovata davanti è stato un libro sincero, scritto da chi aveva esigenza di raccontare semplicemente il proprio punto di vista e il proprio vissuto personale. Uno sguardo soggettivo che non ha avuto timore del giudizio esterno. “Come d’aria” è sguardo sulla realtà, appunto.

Un Diario. Un Memoir. Una lunga lettera che Ada D’Adamo indirizza a sua figlia, Daria. Una serie di scritti autobiografici che diventano l’intenzione di un libro nel 2017, quando l’autrice scopre di avere un tumore.

Il senso di estraneità e di distanza verso il mondo della disabilità. La prima verità raccontata da D’Adamo. Quella che la disabilità sia un mondo distante, finché non ti tocca.

Pensavo che la semplice convinzione di non volere un figlio invalido (“non saprei come fare, non ne sarei capace” mi ripetevo con forza) bastasse a mettermi a riparo da una simile eventualità

Quando Daria nasce, è subito evidente che nella bimba c’è qualcosa che non va. Un cranio troppo piccolo, che induce a effettuare subito un’ecografia. La diagnosi è quella di una grave malformazione celebrale che renderà Daria incapace di compiere anche il più semplice gesto: l’oloprosencefalia.

Esiste un prima e un dopo. E quel che c’era stato anche solo poche ore prima di te, dopo non ha più avuto molta importanza. Oppure ha semplicemente assunto un significato diverso

Ada D’Adamo racconta nel dettaglio, senza paura, come la sua vita cambia, con l’arrivo di Daria. La freddezza dei medici, quasi sempre mal disposti al senso di umanità nei confronti del paziente e dei suoi familiari, l’isolamento provato non appena diventa evidente che la bambina presenta delle problematiche. La non accettazione verso ogni ausilio e dispositivo che in casa entra, a supporto di Daria, visto come un corpo estraneo, che ostacola il contatto fra lei e la figlia. Le barriere e i dinieghi imposti dalla scuola e dagli insegnanti di sostegno, le braccia chiuse laddove dovrebbero essere tese in avanti. L’alterazione degli equilibri familiari, messi alla prova dalle difficoltà della vita quotidiana. Il senso di solitudine provato. Ma allo stesso tempo i gesti di affetto dei compagni di scuola di Daria, l’impegno e la professionalità di chi si occupa della sua riabilitazione.

Ogni nuovo dispositivo è un’ammissione di incapacità, sta lì a sottolineare tutto quello che non puoi o non sai fare, e che bisognerà aiutarti a fare per sempre. Ogni volta è un colpo, incasso la sconfitta e vado avanti

Racconta come cambia nuovamente la sua vita, quando riceve la diagnosi di tumore.
Se la diagnosi di tumore mi ha dato piena cittadinanza nel paese dei malati, di cui fino a qual momento grazie a te ero stata solo cittadina onoraria, come gestire il mio ingresso nel “lato notturno della vita”?

Confessa quanto avesse scommesso sul proprio corpo, prima nella sua professione di ballerina e poi come mamma di Daria e di come la scoperta del tumore le abbia fatto sentir di aver perso la scommessa. Del senso di estraniamento dalla realtà provocato dalla malattia. Spiega, come solo le storie autentiche sanno fare, che nella vita non è tutto bianco o tutto nero. Che non esistono solo la felicità o l’infelicità. Che non esistono solo il rifiuto o l’accettazione. Ma un mix di tutto questo. La condanna della malattia e, allo stesso tempo, per tramite di questa, la possibilità di identificarsi nella figlia, di sperimentare, in parte, le stesse difficoltà.

È così che, ancora e ancora, continuo a identificarmi con te. Il mio corpo sperimenta, seppur in maniera ridotta, i limiti del tuo. Prima li conoscevo, li sentivo, li toccavo attraverso te; poi ho cominciato via via a incorporarli.

Finirò col disciogliermi in te? Sono Ada. Sarò D’aria

“Come d’aria” è sguardo sulla realtà, ho detto. Racconta Ada d’Adamo, di aver ricevuto numerose e-mail di ringraziamento, da parte dei suoi lettori, per aver scritto un libro in cui le persone ritrovavano anche la propria esperienza. Personalmente mi sono ritrovata in molte emozioni descritte. La frustrazione di fronte alla freddezza dei medici o la mancata conoscenza da parte loro della mia malattia. Il senso di estraneità nei confronti degli ausili, il rifiuto che spesso ho avvertito da parte della società, il sostegno che ho trovato nel mondo associativo. Ma è un libro che parla a tutti, perché racconta l’importanza del sentire il proprio corpo e del contatto con i corpi altrui, e della frattura che in noi si genera quando questo contatto viene meno.

Della vita, che ci pone davanti a continui ostacoli, senza avere pietà di noi. Della società, che ci vuole performanti e produttivi e che ha innescato in noi il terrore della malattia e della morte. Ci ricorda che, quando ci troviamo in preda al panico o alla rassegnazione, la soluzione per andare avanti sta nell’affrontare una cosa alla volta.

Come ho potuto continuare a vivere? L’ho fatto vivendo un giorno alla volta

Dell’importanza degli abbracci, come arma per affrontare la vita

Puntualmente abbiamo abbandonato sui divani le sagome delle nostre solitudini per rinserrarci nell’armatura di un abbraccio che ci avrebbe reso invincibili

Ada D’Adamo, “Come D’aria”
Elliot Edizioni, 2023
Pagine: 144

Un approfondimento a questo articolo, sul mio Canale Youtube: https://www.youtube.com/watch?v=UnqjvVeRepg&t=1s

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  1. È bellissimo questo articolo. Parole che parlano a tutti perché insegnano come affrontare le prove più difficili con la forza dell’amore per la vita che è sempre un dono meraviglioso

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