“L’Educazione” e la sindrome dell’impostore. Ricorderò per molto tempo questo libro. Prima di tutto perché l’ho letto in ebook, il primo esperimento utilizzando un dispositivo e-reader acquistato recentemente. Un’esperienza di lettura che ha superato le mie più rosee aspettative e che molto mi fa riflettere oggi su quanto si sia ampliato l’universo contenuto nella parola “libro” (in cui inserisco, sempre per esperienza personale positiva, anche gli audiolibri, ma questa è un’altra storia che approfondirò altrove).
Secondo perché, pur raccontando una vicenda che è veramente distante, per geografia, legami familiari ed esperienze, dalla mia, in più di un’occasione mi sono ritrovata nelle sensazioni provate da Tara Westover, che lo ha scritto. Anche qui ci troviamo di fronte a un memoir, un’autobiografia. Un racconto coraggioso e sincero. Che non cerca di trasmettere un messaggio, di insegnare qualcosa (a dispetto del titolo) o la compassione del lettore. Per questo lo considero un ottimo suggerimento per chi nei libri cerca sé stesso. Perché racconta semplicemente un’esperienza.
“L’Educazione” e la sindrome dell’impostore. Per quanto la vicenda raccontata sia pregna di sentimenti e differenti stati d’animo, quello in cui io mi sono maggiormente ritrovata è il senso di inadeguatezza che, in più di un’occasione, Tara si trova a sperimentare.
Tara è la più piccola di sette fratelli, nasce nel 1986 e cresce fra le montagne dell’Idaho, montagne che sembrano incantate, ma che, allo stesso tempo, tendono a isolare chi ci vive. A rendere ancor più confinata l’infanzia di Tara è l’appartenenza della famiglia al movimento religioso del Mormonismo. Il padre, fervente credente, eleva il suo credo fino ad assumere una posizione talmente radicale da separare sé stesso e la propria famiglia dal resto del mondo, anche da chi, in modo meno estremo, appartiene allo stesso credo. Decide di non iscrivere all’anagrafe i suoi figli e di educarli in casa. La madre, levatrice, sarà per molto tempo l’unica insegnante che Tara conoscerà.
Ho solo sette anni ma so che è questo, più di ogni altra cosa, a rendere diversa la mia famiglia: noi non andiamo a scuola
Tutto ciò che appartiene alla società per il padre di Tara è male. Gli ospedali, la scuola, le istituzioni.
Il papà diceva che la scuola pubblica era una tattica dello Stato per allontanare i bambini da Dio
L’infanzia di Tara si svolge tra la sua casa e La discarica di proprietà del padre e dove anche lei lavora, assieme ai suoi fratelli. Un luogo che le provocherà non poche ferite, sia fisiche che psicologiche. Le stesse ferite provocate dall’incapacità di suo fratello Shawn di contenere la rabbia, rabbia che si riverserà su di lei. Ma l’autrice mette in guardia, fin dall’inizio, con una nota, che gli estremismi e i comportamenti nocivi descritti non sono causati dalla Religione, bensì dall’uomo:
Questo non è un libro sui mormoni né su nessun altro credo religioso. È la storia di diverse persone, alcune credenti e altre no. Alcune buone e altre meno. Ciò non significa che per l’autrice ci sia alcun collegamento, positivo o negativo, fra le due cose
All’età di sedici anni Tara decide di fare il test per poter poi iscriversi all’università. Studia da autodidatta, tra un lavoro e un altro. Pur non avendo mai frequentato le scuole pubbliche, al secondo tentativo riesce. La sua destinazione è la Brigham Young University, nell’Utah.
L’unico che aiuta Tara a realizzare sé stessa, a uscire dal mondo chiuso e radicale, dal senso di inadeguatezza che la pervade è il fratello Tyler, che prima di lei si è iscritto all’università e al quale, infatti, il libro è dedicato.
“L’Educazione” e la sindrome dell’impostore. Che pervade Tara e tutti gli aspetti della sua vita. Che ritorna anche quando la strada oramai è in discesa. Quando anche le università di Cambridge e di Harvard le hanno aperto le porte per il Dottorato e illustri docenti ne hanno riconosciuto il talento. Tara sente di non meritarsi ciò che le accade, di essere inadatta. Il senso di isolamento provato per molti anni l’ha portata all’incapacità di relazionarsi con chi conduce una vita diversa da quella della sua famiglia. Chiunque andasse a scuola o si facesse curare in ospedale. L’impossibilità di fidarsi del prossimo viene a galla nel periodo dell’università, quando Tara entra in pieno contatto con il mondo esterno. Sarà proprio questo contatto, a darle finalmente la fiducia che merita.
A questo serve l’educazione. Che è un termine che non si riferisce solamente agli studi effettuati, ma all’intera vicenda dell’autrice. Il culmine dell’educazione è sicuramente il momento in cui Tara capisce quanto sia importante pensare con la propria testa. Che le azioni dei suoi familiari, per quanto discutibili possano essere, non escludono l’amore che loro, nonostante tutto, provano nei suoi confronti; ma che comunque, da tali azioni, è necessario distaccarsi.
Da qualche parte sotto quella fragile corazza – in quella ragazza svuotata dall’illusione dell’invincibilità c’era ancora una scintilla
In tutta la vicenda narrata da Tara Westover, questo è l’aspetto in cui io mi sono maggiormente ritrovata. “L’Educazione” e la sindrome dell’impostore. Molte volte, nel mio processo di educazione, di crescita, di esperienze vissute, mi sono sentita inadeguata. E molte volte, come Tara, mi sono autoconvinta di essere superiore a questo senso di inadeguatezza. Che potessi guardarlo dall’alto, senza che mi toccasse. E come lei mi è capitato di essere incapace a chiedere aiuto. Il reinventarmi di continuo, le nuove necessità a cui la mia malattia mi mette di fronte, primo fra tutti l’utilizzo più costante, negli ultimi tempi, della sedia a rotelle, mi hanno portata spesso a non sentirmi all’altezza del mondo esterno; nello studio, nel lavoro, nelle mie passioni, nelle relazioni.
E anche io, come Tara, ho trovato e trovo, ogni volta che mi perdo, la risposta nel mondo esterno. Nello sguardo degli altri che mi restituisce il senso di chi sono. In ciò che, guardando fuori continuamente apprendo. La mia educazione.
Potete chiamare questa presa di coscienza in molti modi. Chiamatela trasformazione. Metamorfosi. Slealtà. Tradimento. Io la chiamo un’educazione
“L’educazione” (Titolo Originale: “Educated”)
di Tara Westover
Traduzione dall’inglese di Silvia Rota Sperti
Feltrinelli, 2020
Pagine: 386
Un approfondimento a quest’articolo, sul mio Canale Youtube: https://www.youtube.com/watch?v=UnqjvVeRepg&t=1s