Il mio incontro con Blackwater è stato un colpo di fulmine. Questa è stata la sensazione, la prima volta che ho visto in libreria il primo volume, La Piena (The Flood). Ero entrata solo ed esclusivamente per comprare un regalo a un’amica e mi ero ripromessa di non prendere nulla per me.
Come se non lo sapessi, che il mio inconscio segna tutto dettagliatamente e poi mi tormenta finché non lo ascolto. E infatti sono tornata, l’ho preso e poi ho atteso con gioia tutti i successivi incontri con gli altri volumi che compongono la saga.
Blackwater fa la sua comparsa per la prima volta nel 1983, negli Stati Uniti. Il suo autore, Michael Mcdowel, immaginò un racconto diviso in più volumi, che uscissero a distanza di un mese l’uno dall’altro, in formato tascabile, che i lettori potessero portare sempre con sé. Tutto questo ispirò anche Stephen King, per l’uscita del suo The Green Line (Il miglio verde).
Abbiamo aspettato cinquant’anni per l’edizione italiana, che è arrivata all’inizio di quest’anno, dopo il successo strepitoso di quella francese.
Blackwater ha tinte Horror, Gotiche e Fantasy. Ma non si spaventino coloro che non amano questi generi, perché in generale è una storia che può essere letta e apprezzata da tutti i lettori delle saghe familiari e delle storie con una trama accattivante.
Sei volumi, usciti a distanza di quindici giorni l’uno dall’altro, con la medesima cadenza (una pubblicazione ogni quindici giorni) dalla casa editrice Neri Pozza. Le copertine dei libri, che per me sono una gioia per gli occhi e per le mani, sono state realizzate, come per l’edizione francese, da Pedro Oyarbide (e dalla casa editrice francese Monsieur Toussaint Loverture), con la chiara intenzione, di riprendere il lavoro illustrativo che l’editore Pierre Jules Hetzel fece per i romanzi di Jules Verne, così come quello di ricordare le carte dei tarocchi. Ognuna di esse riflette le ombre che questa storia si porta dietro, che pur nella loro oscurità, paradossalmente, danno luce al racconto. Ogni copertina del libro rappresenta il mistero e l’eleganza della narrazione. Una narrazione che, partendo dal 1919, abbraccia cinquant’anni, in cui le vicende personali dei protagonisti spesso si intersecano con quelle della Storia con la S maiuscola.
Sì, perché oltre alle vicende già burrascose che animano il romanzo, a determinarne ancor più l’andamento non mancano gli avvenimenti esterni, la Seconda Guerra Mondiale, che chiamerà alle armi anche membri della famiglia Caskey, la Depressione, che, a partire dal crollo della Borsa di New York del 1929, metterà in seria crisi Perdido e le attività economiche legate alla segheria, la ripresa economica e la ritrovata Fortuna.
Essendo una saga composta da sei libri, raccontarne la trama non è un’operazione semplice. Anche dandone un quadro generale, rischierei di svelare troppo. Soprattutto perché in Blackwater, tutto ciò che al lettore sembra una certezza, proseguendo con la lettura viene ribaltato e messo in discussione. Un consiglio che posso dare è quello di tenere d’occhio l’albero genealogico e la mappa di Perdido, opera della casa editrice francese Monsieur Toussaint Loverture, che di volume in volume cambiano e danno prova dell’evolversi della storia.
Come detto, siamo nel 1919, Perdido, una cittadina circondata da due fiumi, il Blackwater e il Perdido. Come si legge in una nota dell’autore:
La città di Perdido esiste davvero, in Alabama, e nel punto esatto in cui l’ho collocata anche se né oggi né mai ha avuto gli edifici, la geografia o gli abitanti che le ho attribuito nel racconto
È l’alba della domenica di Pasqua. La cittadina è sommersa dalla piena.
Dei letti originari in cui i fiumi Perdido e Blackwater scorrevano una settimana prima restava ormai soltanto il ricordo. I milleduecento abitanti si erano rifugiati in collina
Oscar, della rinomata famiglia Caskey, proprietaria di una delle tre Segherie della città (“quella del legno era l’unica industria esistente nella zona”), e il domestico Bray, attraversano la città su una barca, per valutare i danni. Arrivati all’albergo Osceola, sgomberato quattro giorni prima, scoprono che in una delle stanze c’è una donna. Il suo nome è Elinor Dammert. Ha i capelli di un rosso intenso. Nessuno a Perdido ha mai visto qualcuno con un colore di capelli così. Elinor dice di esser rimasta lì per quattro giorni, senza bere acqua. Non ha sete, però, solo una gran fame. Sta dicendo la verità? Chi è veramente Elinor?
Sicuramente sarà determinante per il destino dell’intera Perdido, perché conosce in profondità le cose, vede ciò che gli altri non vedono e sa prevedere fortuna e sfortuna, futuro e avvenimenti, opportunità e vantaggi. Una donna che tutti a Perdido apprezzeranno subito, tranne da Mary Love Caskey, madre di James e, assieme a Elinor, personaggio chiave nel romanzo. Mary Love, che prima dell’arrivo di Elinor era il capo indiscusso della famiglia, reale detentrice delle fortune e dei proventi della segheria Caskey, colei che faceva il bello e il cattivo tempo nelle vite dei figli, Oscar e Sister, e in quella del cognato James, vedrà il suo ruolo messo in pericolo dalla prorompente personalità di Elinor. Come la piena sconquassa la città, così l’ostilità che sorge immediatamente tra Elinor e Mary Love animerà e turberà le vite della famiglia Caskey.
Basterà la battaglia che Mary Love ingaggia contro Elinor a salvaguardare il suo ruolo di matriarca? Saranno sufficienti le sue azioni imprevedibili e spesso scorrette? O la natura di Elinor, che ha origine laddove Mary Love non potrebbe mai arrivare e che segue l’istinto e la vendetta primordiale, avrà la meglio?
Michael Mcdowel voleva che la sua storia fosse una novità nell’ambito della narrativa Horror. Che affrontasse temi di natura sociale. E così, mentre le acque dei fiumi Perdido e Blackwater scorrono e mentre assistiamo alla nascita di nuovi personaggi, alle relazioni che tra loro s’istaurano o cessano, alle dipartite e alle morti, naturali o meno, l’autore ci fa riflettere.
Affronta tematiche legate al razzismo, alla violenza in generale e alla violenza di genere. Parla di povertà, di ricchezza e di differenze sociali, di criminalità e di guerra, racconta di coppie eterosessuali e coppie omosessuali.
Pone l’accento sulle relazioni di convenienza e sul fatto che gran parte di ciò che siamo e ciò che facciamo è frutto delle convenzioni sociali e della paura di rimanere soli. Evidenzia in maniera cristallina i mali della società e ci offre uno spunto di riflessione per poterci liberare delle finzioni e guardare con occhi nuovi il male che ci circonda.
Nel bene e nel male a far scorrere la narrazione, in Blackwater, sono le donne. Sono determinate, pronte a tutto pur di ottenere ciò che vogliono. Sono pronte a mettersi in discussione pur di arrivare dove desiderano. A cambiare la propria natura. Mettono a repentaglio la propria vita pur di mantenere la propria indipendenza e il proprio punto di vista. Anche la Segheria dei Caskey, la cui fortuna e sfortuna da sempre è dipesa dagli uomini, sarà lentamente ceduta alle donne della famiglia. Agli uomini non resterà che lasciarsi trascinare da un destino determinato dalle donne.
Come accade alle protagoniste dei romanzi di Shirley Jackson, le donne di Michael Mcdowell sfuggono a ciò che è razionale, a ciò che è comprensibile, al buon costume. Dominano la scena da un luogo che ai più fa paura. Hanno familiarità con la morte come fosse una vecchia amica. Credo sia anche per questo, che il mio incontro con Blackwater è stato un colpo di fulmine. Perchè queste donne sono indimenticabili pur essendo lontane da ciò che la società giudica vincente, nella norma. Chi come me ha una disabilità abita in un luogo molto simile a quello da cui proviene Elinor Dammert. Sconosciuto e inquietante ai più. E a me, quindi, non resta che ringraziare Michael Mcdowell, perché Blackwater è divenuto anche la mia casa.
Blackwater, di Michael Mcdowell, 1983
I La Piena (The Flood)
II La Diga (The Leeve)
III La Casa (The House)
IV La Guerra (The War)
V La Fortuna (The Fortune)
VI Pioggia (Rain)
Traduzione dall’inglese di Elena Cantoni per per Studio Editoriale Littera
Prima edizione Neri Pozza Beat, 2023
Per approfondire Blackwater e il suo autore:
- Il Podcast di Neri Pozza Editore Blackwater. Alla scoperta della saga (disponibile su Spotify e Audible) https://open.spotify.com/show/76Shk4JB6am71E04qie73K
- La sezione dedicata a Blackwater all’interno del sito del suo editore francese https://monsieurtoussaintlouverture.com/blackwater-de-michael-mcdowell/
- Michael Mcdowell fu anche sceneggiatore. BeetleJuice (del regista Tim Burton), di cui fu sceneggiatore e autore del soggetto, mette in scena un universo gotico e grottesco che molto ricorda certe atmosfere di Blackwater