Long Bright River e il tempo infinito dell’estate.
D’estate il tempo si dilunga, si allarga, si moltiplica. O almeno così succede nella mia testa. Perché il tempo sempre quello è, un tempo che sta stretto. Un tempo che scorre veloce, che appena lo afferri, lo comprendi, è già bello che andato. E se pure io mi senta ancora una scolaretta con davanti a sé lunghi mesi di vacanza, devo fare i conti con il fatto di non esserlo più.
Ma questo non mi preclude di fare programmi di lettura come se non avessi null’altro da fare. Metto in lista mattoni, classici da rileggere, libri ostici che durante l’anno guardo con scetticismo, pensando che l’estate sia il momento giusto per affrontarli. Come detto, anche se il tempo sempre quello rimane, nella mia testa diventa infinito. E di questa magia devo ringraziare soprattutto i libri.
E la possibilità di leggerli davvero ovunque, al mare, al lago, in montagna, in campagna, in città, su un treno o su un aereo. In automobile o in nave no, che mi viene la nausea e, ovviamente, quando non fanno quaranta gradi all’ombra, quello è chiaro.
Long Bright River e il tempo infinito dell’estate. Un libro perfetto per sognare di allungare il tempo di questa stagione. Un bel mattone di quasi cinquecento pagine, che ci rapisce e ci riconsegna alla realtà più ricchi di quando abbiamo iniziato la lettura, perché parla prettamente di rapporti umani.
Il titolo originale: Liz Moore racconta che quando si è trattato di scegliere il titolo, è stata un’intera giornata a guardare la propria libreria e a sfogliarne libri, in cerca di un titolo adatto.
Alla fine la scelta è ricaduta su una poesia di Alfred Lord Tennyson; “The Lotos-eaters”, che racconta di marinai dipendenti dall’oppio:
Beneath a heaven dark and holy,To watch the long bright river drawing slowly
Invece la scelta di NN editore, che ha curato l’edizione italiana, di intitolarlo “I cieli di Philadelphia”, riprende un dialogo fra Mickey, la protagonista del libro, e sua sorella Kacey.
Due sorelle la cui madre è morta quando erano molto piccole, che svilupperanno un legame tanto profondo quanto conflittuale, soprattutto a causa della tossicodipendenza di Kacey. La narrazione, infatti, inizia quando Mickey è adulta e vive sola con il figlio Thomas, di tre anni. Non vede e non parla con Kacey, che vive in strada e per mantenersi si prostituisce, da diverso tempo.
Di mestiere Mickey fa la poliziotta nel quartiere di Kensington, a Philadelphia, e si trova ad indagare sulla morte di alcune giovani prostitute. Le morti sembrano essere legate fra loro e Mickey, che non vede Kacey da un po’, teme che la sorella possa essere tra le vittime.
La narrazione viaggia fra passato e presente, accompagnando il lettore nell’infanzia e nella crescita di Mickey e Kacey, raccontandone i legami familiari, l’inizio della tossicodipendenza di Kacey, il rapporto con la fredda nonna Gee, che rimane a occuparsi di loro dopo la morte della madre. Il rapporto di Mickey con l’uomo che diventerà il padre di Thomas, Simon.
Sullo sfondo della narrazione il quartiere di Kensington, Philadelphia. Moore ne dà un’immagine molto accurata, basandosi su appunti presi girando per il quartiere stesso assieme al fotografo Jeffrey Stockbridge, che con il progetto fotografico Kensington Blues, ha raccontato le vite degli abitanti di Kensington.
Un quartiere che all’inizio dello scorso secolo ha vissuto un florido periodo industriale, riempiendosi di fabbriche e operai.
Negli anni Cinquanta subisce una deindustrializzazione, che porta declino economico, disoccupazione e spopolamento. Lìz Moore descrive molto bene le case del quartiere, un tempo abitate dagli operai, ora catapecchie, rifugio per i tossicodipendenti. Parla della concentrazione nel quartiere di tossicodipendenti, per via della facilità di reperire eroina a basso costo, che attira a Kensington persone con dipendenza dagli oppioidi. In questo contesto, donne dipendenti e senza lavoro finiscono spesso per prostituirsi, proprio come Kacey.
A metà tra Crime Novel e Romanzo Familiare, anche se, devo dire la verità, a mio avviso la storia personale e familiare della protagonista prende il sopravvento, a dispetto, della questione investigativa. É la storia di una donna che ha indossato una corazza grazie alla scelta di entrare in Polizia e che, per ritrovare sua sorella, sarà costretta a liberarsi di questa corazza, ma così facendo, ritroverà anche se stessa.
“I cieli di Philadelphia”
di Liz Moore
Titolo Originale: Long Bright River
Traduzione: Ada Arduini
NN Editore, 2020
Pagine: 444
Conoscendomi molto probabilmente non comprerei mai un mattone di quasi 500 pagine, ma la tua capacità di descriverlo, dalla forma alla sostanza, accarezzandone la trama mi ha incuriosita. Chissà.. grazie per il consiglio!
Grazie di cuore per aver letto l’articolo e per questo bel commento! Il libro, nonostante la mole, scorre velocemente!