Il mio incontro con “Un giorno questo dolore ti sarà utile” è stata una benedizione. Spesso mi capita di ritrovare me stessa nei libri che leggo, non per affinità con le storie raccontate, bensì con le reazioni o i sentimenti dei personaggi verso ciò che gli succede, oppure non gli succede.
Perché non deve necessariamente succedere qualcosa di eccezionale, nella vita reale come nei romanzi, per sbrogliare dei nodi. In questo senso, leggere “Un giorno questo dolore ti sarà utile” di Peter Cameron per me è stata una benedizione.
Mi capita spesso di pensare a quel che ero prima e a quel che sono ora. Un tempo arrancavo per tenere in piedi un castello fatto di apparenze. Oggi in quel castello può entrarci anche Cersei Lannister e sedersi sul trono. Ci parlerei volentieri del più e del meno.
Mi sono accorta di questo cambiamento a giugno, quando a Roma, alla Città dell’altra Economia di Testaccio, c’è stata la Premiere della Serie Tv “Questo mondo non mi renderà cattivo”, il nuovo lavoro di Zerocalcare. All’ingresso c’era una fila di gente che nemmeno ai concerti.
Eravamo io e mia sorella, di fronte a quella marea umana, scoraggiate dal fatto che forse non ce l’avremo fatta a partecipare all’evento.
Poi ho sentito la necessità di far prevalere il mio diritto di avere la precedenza rispetto a quella fila.
Senza vergogna e senza il senso di malessere che da sempre mi accompagna in queste situazioni, come avessi mangiato in un ristorante e fossi andata via senza pagare il conto.
Quel malessere che mi spingeva a prendere il numeretto ovunque andassi invece di saltare la fila come mi spettava di diritto. Di lasciare, quando andavo all’università, la macchina al parcheggio a pagamento o in posteggi improvvisati e a rischio multe, piuttosto che scegliere il parcheggio per persone disabili.
andare avanti così all’infinito, ma riassumo dicendo che c’è stato un periodo molto lungo della mia vita che io, dei diritti che mi spettavano, proprio non ne volevo sapere. Pensavo che prima dovesse passare il malessere che sentivo a reclamarli.
Poi c’è stato un cambiamento, forse legato al fatto che a un certo punto nella vita bisogna fare, agire. Cercare di mettere a fuoco il nostro mondo impreciso così com’è. Convivere con il malessere.
Credo che questo cambiamento fosse in atto già prima di giugno e che il mio percorso sia stato molto simile a quello di James, il protagonista del romanzo “Un giorno questo dolore ti sarà utile” di Peter Cameron.
Non succede nulla di particolare nella vita di James. A diciotto anni si rende conto che la strada che per lui sarebbe da percorrere, andare all’università come tutti attorno a lui si aspettano che faccia, non è quello che desidera. Forse ciò che vuole è una casa in una cittadina più tranquilla, lontano dalla New York caotica e ferita in cui vive (il romanzo è ambientato nel 2003, due anni dopo la caduta delle Torri Gemelle).
Dell’amore sa poco e nulla, pensa di avere un interesse per John, suo collega alla galleria d’arte in cui lavora, di proprietà della madre, ma sbaglia totalmente approccio, creandosi un profilo falso per poter chattare con lui su un sito di incontri.
A disagio con i propri familiari, senza amicizie profonde, l’unica persona con la quale si sente a suo agio e da cui si sente compreso è sua nonna, che vive a Hartsdale, in una casa in stile Tudor, e non giudica la sua totale assenza di prospettive future, come il resto della famiglia invece fa.
Come ho detto, non succede nulla di particolare nella vita di James. Eppure, succede tutto. Succede che a un certo si rende conto di essersi perso. Pensava di essersi allontanato volontariamente, di avere tutto sotto controllo. Di accettare la sua totale assenza di interesse verso il mondo. Ma si perde e non sa tornare indietro. Non sa dare un nome all’improvviso malessere che avverte.
Spesso mi capita di inseguire un pensiero, ma di non riuscire a trovare una lingua per dargli forma e il pensiero rimane solo una sensazione
E ne sente mille di consigli, James, anche di voci esperte, eppure sempre lontano da se stesso rimane. Fino a che capisce che quel malessere, probabilmente, fa parte di lui.
Mi sono sentita come James in passato, lontana volontariamente fino a perdermi realmente. Perdere me stessa, rinunciando ai miei diritti, in attesa che il malessere che provavo, la non accettazione di me, passasse. E come a lui, non mi è successo nulla di straordinario se non la vita stessa.
Il difficile è non lasciarsi abbattere dai momenti brutti. Devi considerarli un dono, un dono crudele, ma pur sempre un dono.
“Un giorno questo dolore ti sarà utile” (Titolo originale: Someday This Pain Will be Useful to you)
di Peter Cameron
Traduzione di Giuseppina Oneto
Adelphi Edizioni, 2007
206 pagine
Una recensione bellissima che parla di te (c’ero anche io in quel parcheggio universitario!!!) e di questo romanzo che mi ha incuriosito e correrò subito a leggere!
E come potrei scordarlo, che c’eri anche tu?! Grazie❤️