Lia è ombra lunga in una notte d’agosto. I suoi piedi nudi sulla terra sono radice sventurata. Il soffio dello scirocco le scompiglia i capelli, le parla all’orecchio in una lingua straniera. L’estate è una goccia di sudore che le bagna le labbra.
Nel suo campo di grano bruciato dai piromani, Lia è un gufo che vede come se fosse giorno. Il terreno nero, senza vita. Le ustioni sul corpo nel folle tentativo di salvare il frutto del suo lavoro. Vorrebbe non essere sopravvissuta. In cielo passa una stella cadente. Lia la guarda, mentre una lacrima le scende sul viso.