Tutti noi, almeno per un istante nella vita, abbiamo desiderato scoprire qualcosa sul nostro passato. Quel pezzo mancante al darci una forma completa. Un parente mai conosciuto, un fatto avvenuto prima che nascessimo, un oggetto appartenuto a una persona a noi cara e ora perduto. Per tutti i lettori in cerca di qualcosa di sé, non posso che consigliare “Notturno francese” di Fabio Stassi. È il libro perfetto per un viaggio in treno, o per un pomeriggio di pausa dai mille soliti viaggi che non ci portano da nessuna parte, anzi, ci allontanano da noi stessi.
Torna, per la quarta volta, uno dei personaggi letterari contemporanei che più amo: Vince Corso. Biblioterapeuta e Detective, entrambi i ruoli ricoperti per caso o per necessità. Insegnante precario, vive a Roma, in “un vecchio lavatoio ritrutturato di Via Merulana”. Lì inizia a ricevere i suoi “pazienti”, inventandosi un nuovo lavoro. Li ascolta e in base alle necessità che manifestano consiglia un libro, un audiolibro, una storia che possa indicare loro una via, essere sostegno alle difficoltà e faro nella notte. Entra in empatia con il loro vissuto e anche noi lettori facciamo nostri i suoi consigli.
Quasi per caso, Vince Corso si scopre anche detective. Se siete curiosi di conoscere i casi in cui si imbatte, che capitano sulla sua strada quasi fossero destino, vi consiglio la lettura dei romanzi “La Lettrice scomparsa”, “Ogni coincidenza ha un’anima” e “Uccido chi voglio”.
“Notturno francese” è invece una pausa. Niente misteri da risolvere, niente pazienti a cui consigliare libri. O meglio, chi è in attesa di consigli qui è lui, Vince, e il mistero da risolvere riguarda la sua vita, il suo passato, che finalmente ha la possibilità di indagare grazie a uno sbaglio.
Un treno sbagliato. Giunto alla Stazione Termini, anziché imbarcarsi su un treno per Napoli, dove la fidanzata, Feng, lo aspetta per passare assieme il finesettimana, sale su un treno diretto a Milano. L’errore gli costerà il pagamento di una penale e il vantaggio di conoscere il primo personaggio chiave del libro, un uomo anziano di nome Saverio, che assomiglia al cantautore Leo Ferrè “alla fine della sua carriera”.
“Forse lei non lo sa ancora, ma potrebbe essere arrivato il momento di fare questo viaggio”
dice Saverio a Corso, mentre è nel pieno della frustrazione per aver sbagliato treno. Già, perchè il treno su cui i due si trovano, da Milano ripartirà per Genova, la città dove Vince è cresciuto, così vicina a Nizza, dove è nato e dove per anni ha indirizzato cartoline, al Grand’Hotel dove è stato concepito, destinate a un uomo senza nome e senza volto: il padre che non ha mai conosciuto.
E allora sì, forse è proprio vero che “non tutto il male viene per nuocere”. Aver preso il treno sbagliato da a Corso la possibilità, finalmente, di mettersi sulle tracce di quel padre sconosciuto. Cercare di dargli un nome, per dare finalmente un nome a se stesso.
“Non perda tempo, allora”
lo incoraggia Saverio, prima di scendere dal treno e lasciarlo alla sua ricerca. E allora non ci resta che seguire Corso nella sua avventura, tra Genova, Nizza e Marsiglia.
Perché noi lettori siamo proprio con lui. Nella Genova di mare, in un Hotel di lusso a Nizza, nella Marsiglia che per lui è “il confine più remoto”. Perché quel che incanta, nella scrittura di Stassi, sono i dettagli che fanno apparire vividi i luoghi che descrive, così da farci sembrare di essere lì. E anche il suo destino, che “è sempre un po’ strabico”, sembra un po’ il nostro.
Riuscirà, Corso, nella sua impresa? Ovviamente non sta a me svelarlo. Una cosa però posso dirla. Non è tanto il fine, lo scopo, a dare alla storia valore. L’importante è la maturazione del personaggio. La sua crescita. Che è un po’ anche la crescita che facciamo noi, mentre leggiamo.
“In fondo, le storie migliori sono proprio quelle che hanno dei punti ciechi e di cui non si ricorda il finale”
“Notturno francese” di Fabio Stassi
Sellerio Editore, 2023
Pagine: 136