La memoria è un paese da scoprire.
Fatto di luoghi che, per quanto ne conosca la geografia, sono sempre una scoperta. Spesso la do per scontata, come Roma, che credo di conoscere e invece non conosco mai a fondo. Per esempio, la mattina, quando ancora è buio, per me Roma è un posto nuovo, lento e misterioso. E anche la memoria, che ho costruito io stessa, è mia ma allo stesso tempo non lo è. Quando i ricordi si riattivano, conosco qualcosa in più del mio passato, che prima avevo totalmente ignorato. Recentemente mi è successo togliendo un neo alla gamba, un’operazione ambulatoriale che pur nella sua semplicità mi ha messo ansia, i giorni prima e il giorno stesso. Perché mi ha riportato alla mente un’altra operazione, quella fatta per un carcinoma alla tiroide più di un anno fa, e che evidentemente ancora non avevo metabolizzato.
La memoria, talvolta, è galante
Ritorna quando sei pronta. Con tutte le sensazioni provate. Positive e negative. Adesso riesco a ricordare il momento in cui ho sentito un bisturi aprirmi la gola. E ad ammettere che è stato il momento della mia vita in cui ho provato più paura.
Ma è successo davvero? Oggi mi sembra quasi impossibile. Non so nemmeno se lo rifarei. Sicuramente non così a cuor leggero come allora.
Ricordo che è stato deciso di rimuovere parte della tiroide in anestesia locale. Un intervento che, generalmente, si fa in anestesia totale. Ma dato che l’anestesia non va particolarmente d’accordo con le distrofie muscolari, l’anestesia locale è stata la scelta più consona. Ma sì che vuoi che sia. Che sarà mai. Ricordo che pensai.
C’è l’anestesia, sarò sveglia ma non sentirò dolore, pensai.
È vero, non si sente dolore. Ma la percezione del taglio c’è tutta. Ed è pietrificante.
Avendo una disabilità, ritengo sempre che temere altro non sia contemplato.
Nell’economia delle mie energie, che già si sprecano che è una meraviglia, quelle che restano cerco sempre di preservarle, gelosamente.
Peccato che la vita è tutto ciò che accade mentre sono impegnata a tenere sotto controllo l’incontrollabile.
La memoria ti regala attacchi di panico.
Oggi, come detto, ammetto che la sensazione provata durante l’operazione alla tiroide mi ha letteralmente terrorizzata.
Che è ritornata anche quando ho dovuto togliere un semplice neo.
La memoria è, anche, paura
È un peso, ma è anche una liberazione. Quando ho tolto parte della tiroide, ho portato con me “Villette” di Charlotte Bronte, più il Kindle. Mi credevo che avrei letto chissà quanto. Avrò letto 20 pagine, forse meno.
Ricordo di aver faticato a leggere dei caratteri troppo piccoli. Faticato per il peso del libro, di quasi mille pagine. Di essermi maledetta per non aver pensato a portare qualcosa di più leggero. Di essermi quasi liberata della maledizione la mattina delle dimissioni, quando un sacerdote è entrato nella mia stanza ha guardato “Villette” (e la sua mole) gli ha svelato l’ampiezza della mia passione per la lettura.
“Sei una lettrice”
Con il cuore carico di orgoglio e la voce gracchiante di chi ha appena salutato una parte di tiroide ma ci penserà spera mai (povera illusa). Gli ho detto:
“Sì”
E chi è Charlotte Bronte? Ha continuato
È stato così divertente quel momento. Lo avevo scordato
Oggi ricordo chiaramente il terrore di un bisturi, e questa chiarezza ha alleviato gli attacchi di panico e mi ha restituito alla memoria l’impatto del mio mondo che entra in contatto con il mondo di qualcun altro, nello stupore di vedere che le aspettative disattese anziché essere vetri in frantumi sono coriandoli colorati.
La memoria è un paese da scoprire
Un paese strano e sorprendente