Ho sposato i colori dell’autunno.
I miei occhi gli giurano fedeltà continuamente, divenendo marroni come il tronco di un albero sotto la luce fioca della mattina, verde acido col delicato chiarore del primo pomeriggio e color miele rosso verso il tramonto. Con il sole che, morendo, fa un ultimo regalo al paesaggio, dipingendolo d’oro.
Sono figlia di questa stagione, l’autunno è una mamma in cui, finalmente, mi rispecchio e mi riconosco. Non devo più vergognarmi se non amo il caldo e l’eccessiva luce estiva.
L’autunno soffia sul mio viso e dona al mio olfatto un piacevole odore di legna bruciata.
È un costante ritrovo davanti a un camino, un fuoco tiepido che rende nitide le mie percezioni e le mie sensazioni. Le riscalda e, lentamente, le fa uscire dalla mia mente aiutandole a solidificarsi.
Me le ritrovo fra le mani e davanti agli occhi, mentre assumono differenti forme.
Sono seduta su una poltrona e il suono di una voce che resta inalteratamente potente nonostante il dolore si trasforma in una tazza di tisana alla mela e alla cannella, fumante e profumata. La assaporo mentre una foglia di un rosso caldo, portata dal vento, sfiora la mia guancia e mi accarezza. È la visita consolatoria di chi ha lasciato questo mondo troppo presto.
Poi, improvvisamente, un vento gelido che spalanca con prepotenza la finestra entra nella stanza. Eccola, la mia paura del futuro; mi alzo e, con fatica, riesco a bloccarne l’entrata.
Mi siedo nuovamente e una coperta, fatta delle parole d’incoraggiamento e d’affetto di chi mi conosce a fondo, mi avvolge e scioglie il freddo di poc’anzi.
D’un tratto la coperta si dissolve lasciando spazio a una cascata di caldarroste, che, come un fiume, scendono dal mio corpo e si dirigono verso il fuoco.
Sono i miei sentimenti che, proprio come una castagna, sono duri all’esterno e si agitano nel mio animo ferendolo il più delle volte, ma hanno un interno morbido e dolce.
Faccio uno scatto verso il camino. So che mi brucerò, ma non posso fare a meno di seguire quel fiume che, piano piano, viene inghiottito dal fuoco.
Tendo le mani per bloccare le castagne che si stanno immergendo nelle fiamme. Sento il fuoco bruciare la mia carne e, immediatamente, un liquido rosso scende giù dalla cappa del camino e spegne le fiamme.
Infilo la testa nel camino e lascio che la cascata m’invada, chiudo gli occhi, apro la bocca e bevo.
Si tratta del mio coraggio, un succo di melograno che scende nel mio stomaco donandogli dolcezza e acidità allo stesso tempo.
Un flusso che sembra non aver fine.
Non so da dove venga, ma ha impedito che le fiamme mi ustionassero. Un miracolo che mi commuove e mi lascia estasiata.
La pioggia di melograno è passata. Posso riaprire gli occhi e ricominciare a respirare.
Dalle mie mani color rosso melograno sta uscendo una sostanza densa e appiccicosa, che da sollievo al mio dolore.
Porto la mano destra alla bocca. Ne succhio il palmo, sa di melograno e miele.
Sento qualcosa rotolarmi accanto: qualche castagna è salva. Le scottature guariranno. Il mio futuro ha il colore deciso e dorato di un tramonto autunnale.
Ho sposato i colori dell’autunno. Un testo scritto nel 2016 in un turbinio di emozioni, per una Rivista che non esiste più. Che gioia poterlo finalmente pubblicare su un mio Blog personale.
Che bello Paola!