Enciclopedia UnGatto: Cibo
- Il cibo è tutto ciò che bramo, all’orario che voglio io, quando voglio io e come voglio io.
- Associare sempre il mio nome al termine pappa, per un successo garantito.
- Attenti, però, a non chiamarmi gridando la parola pappa con l’intento di tendermi un tranello (per pulirmi, pettinarmi, peggio ancora infilarmi nel trasportino per portarmi dal Veterinario); scatenereste l’’ira degli dèi (ne ho molti di amici divinità, sappiatelo)
- Consiglio non richiesto dal galateo dei gatti, per i loro umani: Mai allontanarsi dal raggio di azione mentre si mangia. È inteso come gesto di scortesia, maleducazione. Mi sentirò in diritto di non finire il pasto in vostra assenza, e a nulla varranno le vostre minacce di sfratto (tu vuoi sfrattare me? Ma questa casa è mia, semmai sono io che posso sfrattare te). Se vi allontanate dalla mia possibilità di percepire la vostra presenza mentre Vostra Maestà mangia, per me anche la pappa più buona potrebbe perdere di sapore.
- Potete piangere, supplicare, minacciare di sfratto (leggi sopra), pregare: se quel cibo non mi piace, non mi piace. Come dici? Fino a ieri mi piaceva e come è possibile che ora non lo voglia più? È possibile, possibilissimo.
- Gigi finisci la pappa che devo lavare la tua ciotola. Giuro che qualcuno mi ha detto, più di una volta, veramente così. Povero illuso. Decido io se e quando finire la mia pappa.
- Posso mangiare il cibo più buono e costoso del mondo, ma sappi che se vedrò strisciare un vermetto o volare un moscerino, saranno per me loro il piatto migliore che io possa desiderare di acciuffare.
- Attento umano, ai miei gesti insistenti, come sguardi, miagolii, zampate, se giro più volte intorno a te mentre sei in cucina; vuol dire che ho fame, e che le conseguenze, se non dovessi mangiare subito, per te potrebbero essere molto pesanti.
Enciclopedia UnGatto: Cibo, è il terzo episodio dell’Enciclopedia UnGatto. Un’idea che nasce seguendo un gatto che gioca con il filo delle parole. Il filo nel tempo prende tante forme e significati diversi. Cambia, si trasforma, rimanendo sempre se stesso. Il gatto gioca e gioca; io lo guardo divertita, incuriosita, emozionata. E intanto scrivo.