A Forca di Presta c’è un sentiero per tutti

Escursioni accessibili nelle Marche
A Forca di Presta c’è un sentiero per tutti

A Forca di Presta c’è un sentiero per tutti.

Ci sono arrivata con il treno, il mio mezzo preferito, forse perché è inaffidabile come me. L’ho visitato durante un weekend lungo di inizio agosto, passato a San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno, Marche), dalla mia amica Luna. È sempre bello tornare da queste parti, ritrovare la mia amica dei tempi dell’università. A San Benedetto del Tronto poi, è nato il mio papà; è la cittadina di mia nonna paterna, fino ai miei 20 lì andavo in una casa, molto vicina a quella di Luna, dove passavo almeno una settimana, se non più. Con Luna ci siamo conosciute poi a Roma Tre, ma mi piace immaginare di averla incrociata anche a San Benedetto, in quelle vie che il destino sfrutta per presagire legami.

Quando ero piccola, a San Benedetto ci arrivavo in macchina, con due, massimo tre ore. Andarci con un altro mezzo è decisamente più complesso.

Nonostante le Marche siano vicine al Lazio, gli Appennini, che tagliano a metà l’Italia, rendono un viaggio che potrebbe essere semplice, difficile. Fortunatamente sono arrivata a Pescara, poi lì è venuta a prendermi Luna, e sono andata a San Benedetto del Tronto in macchina con lei. Tre ore e mezza di treno più un’oretta di macchina. Mi pare un buon compromesso. Ovviamente ho preso anche in considerazione l’ipotesi pullman, ma capire quali mezzi avessero una rampa per l’accesso alle carrozzine (siti web non chiari, telefonate vaghe) mi è parsa un’impresa così ardua che, per pigrizia e per abitudine, ho optato per un viaggio più lungo in treno, complice anche l’assistenza della Sala Blu, che funziona sempre molto bene.

Il treno regionale sarà lento, ma mette a fuoco i dettagli dei panorami. Campi dall’alto immensi. Torrenti. Persone a petto nudo affacciate ai balconi (spesso mi chiedo se è nata prima la casa o la ferrovia, e se le persone che abitano così vicino al passaggio del treno sono consapevoli del rischio di essere viste).

Sono andata con una borsa preparata più dal mio gatto che da me, anche se il gatto non sapeva che non potevo portarlo dietro. Avrebbero voluto aggregarsi anche una vespa entrata in casa e le formiche che ogni tanto appaiono e io mi aspetto che invadano tutto, ma fortunatamente sono sempre un gruppo piccolo. Loro (la vespa e le formiche) le ho lasciate volentieri a Roma.

Ho portato con me la mia solita stanchezza cronica e un foglio che se dovesse succedermi qualcosa ci sono elencati tutti i sintomi della mia patologia (ovviamente non è stata mia premura procurarmelo, perché io vivo sulle stelle e qualcun altro mi riporta, mio malgrado, sempre a terra).

A Forca di Presta c’è un sentiero per tutti. Dicevo.

Con Luna e sua zia Lucia ci siamo andate il giorno dopo il mio arrivo a San Benedetto, in un pomeriggio fortunatamente non troppo caldo.

C’è un cartello iniziale, all’inizio del percorso, che ne elenca le caratteristiche. “Sentiero per tutti di Forca di Presta”. Siamo nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini.

Un itinerario che è parte integrante dell’anello dei Sibillini, nato dall’idea di recupero di una vecchia strada. È lungo circa 3300 metri, sopra i 1500 metri di quota. Un percorso fatto d’asfalto (e, nell’ultimo tratto, in legno) che attraversa campi e pascoli che in origine erano bosco, sullo sfondo della Valle del Tronto, dei Monti Ceresa, dei Monti della Laga, dei Monti Gemelli e il lontano gruppo del Gran Sasso.

Il sentiero termina con una piattaforma belvedere in legno, con pannelli illustrativi del paesaggio.

Il percorso dura all’incirca 45 minuti, ma dipende molto dalla velocità dell’escursionista. Posso garantire che rispetta a pieno le aspettative, in bellezza e accessibilità. Nelle ore più calde dell’estate ci sono molti punti assolati. Sul sentiero ci sono numerosi punti di sosta e di riposo dotati di panchine. Io l’ho percorso con una sedia a rotelle manuale, spingerla nelle salite e nelle discese non è stato proprio semplicissimo e col senno di poi avrei optato per una carrozzina motorizzata o un propulsore.

La sensazione, davanti al panorama, è che la mente si svuoti del superfluo e contemporaneamente, per un istante o forse qualcosa in più, diventi parte di ciò che l’occhio vede. Forse è per questo che, lungo i sentieri di montagna, ci si saluta al passaggio, anche fra sconosciuti. Perché immersi nella natura ci conosciamo e ci riconosciamo tutti.

 

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