Entrare in una grotta e uscirne 

Nelle grotte interiori e a Falvaterra.

Entrare in una grotta e uscirne.

Quando il tempo chiama bisogna scendere, andare a fondo. Domandare, ascoltare capire. Anche se è estate e i social network, più che il resto dell’anno, ti ricordano che, se sei triste, meglio se te lo tieni per te e non lo mostri.

L’estate mi riporta sempre alla mente ciò che vorrei essere e che quindi non sono. Ciò che vorrei fare e che quindi non faccio. O faccio poco. Ricordo le energie che un tempo avevo e che la malattia mi ha tolto e domando a me stessa quante rinunce ancora dovrò fare. Ricordo le persone che un tempo facevano parte della mia vita e che ora abitano luoghi e tempi che non sono i miei.

Quest’estate in particolare, però, mi è successa una cosa strana. In un pomeriggio di metà agosto.

Pioveva a dirotto e a me sembrava già autunno. Che poi l’autunno è la mia stagione preferita, ma richiede preparazione. Comprare, per accoglierla, almeno un oggetto che me la ricordi, fosse anche una foglia secca (ovviamente finta, dentro casa mia morirebbero anche le foglie già morte). Io ancora non avevo comprato nulla, non ero pronta alla nuova stagione.

Ho guardato la pila di libri che avevo progettato di leggere e mi sono sembrati una barriera.

“Un’altra? Non ti bastano già le barriere architettoniche? Pure i libri devono diventare degli ostacoli?”

“Chi è? Chi ha parlato?” Ho domandato.

Sul tavolo, accanto alla pila di libri, c’era l’e-reader acceso sul e-book in inglese che stavo leggendo da mesi.

Jonathan Strange e Mr Norrell, di Susanna Clarke.

Ora, dal tono acidulo della domanda ero quasi certa che a porla fosse stato più Norrell, che il più bonario Strange.

Non mi sono preoccupata del fatto che sentissi parlare una persona inesistente, che nella migliore delle ipotesi poteva essere un personaggio di un libro, ma di snellire la pila di lettura così che potessi liberarmi delle aspettative verso me stessa, smettere di pormi degli obiettivi almeno nei giorni di vacanza.

Questo perché sentivo un peso dentro a cui non riuscivo a dare spiegazione. Mi mancava la forza per immaginare il sereno dopo la tempesta, che è il mio antidoto ai momenti no.

La mia mente si era trasformata in una grotta. Per uscire, era necessario rimanere.

In questo tempo nella grotta della mia mente ho:

Dimenticato di ritirare un ordine fatto.

Scordato il compleanno di un’amica.

Non ricordato che giorno e che ora fossero. Silenziato le notifiche del cellulare, in primis quelle lavorative.

Tolto dall’estate quella condanna all’eterno “deve andare tutto bene, mi devo per forza divertire”, sancita dalla nostra società e rilanciata a gran voce dai social network.

Detto, a chi mi chiedeva come stessi e cosa avessi, che ero triste senza una precisa ragione.

Scelto di terminare esclusivamente Jonathan Strange e Mr Norrell, mettendo da parte le altre letture.

Prima di ripartire, la priorità era diventata fare cose semplici, percorsi brevi. Il timore era che settembre arrivasse e io fossi ancora dentro la grotta. E che tutto, fuori, ripartisse, senza di me.

Entrare e in una grotta e uscirne. Sapevo che dovevo farlo e così ho fatto.

Sono anche entrata in delle grotte reali.

Le grotte di Falvaterra, nel Lazio (provincia di Frosinone). Una passerella le rende in parte visitabili anche in sedia a rotelle. L’ingresso è facilmente raggiungibile in macchina, se si ha la necessità di avvicinarvisi il più possibile. Un luogo creato dall’acqua, dalla roccia e dal tempo, sviluppatosi all’interno delle rocce calcaree di Monte Lamia. Interamente mantenuto da fondi comunali. La visita dura un’oretta scarsa (il percorso, al momento, è di circa 250 metri), ma vale la pena osservare e ascoltare i racconti della guida che accompagna i gruppi.

Durante il percorso può capitare che una o più gocce d’acqua ti cadano addosso. La guida ci racconta che, se almeno tre gocce ti toccano, puoi esprimere un desiderio.

Su di me, ne ho contate almeno una decina.

Così sono uscita sia dalla grotta reale, che dalla grotta della mia mente. Entrare in una grotta e uscirne: penso che la vita, ifondo, sia un po’questo continuo movimento.

Entrare e in una grotta e uscirne. Mi è servito per rendermi conto che è ancora estate.

Lo dimostra il mio gatto, che dorme ancora sul pavimento, preferendolo al letto. Lo dimostrail tempo lento di cui posso ancora godere.

Però ho comprato una zucca sorridente, ora sono pronta per l’autunno.

 

 

Per saperne di più sulle Grotte di Falvaterra:

https://www.grottedifalvaterra.it/organizzazione_13.html

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