A Trieste il tempo si ferma.
Tu la osservi e lei riesce a fermare il tempo che passa.
Con le barriere architettoniche, invece, ancora ha qualche problema.
Ci sono marciapiedi che sembrano avere scivoli, ma se ti avvicini ti rendi conto che un piccolo rialzo lo hanno. E quel rialzo tanto basta a creare problemi alla Brocca e alla sedia a rotelle. Davanti a una gelateria, con un gradino che “ino” non lo è per niente, alla domanda “ma non avete uno scivolo da mettere all’esigenza?” i titolari rispondono che, in genere, alle persone con disabilità motoria escono loro fuori a dire i gusti. Come dar modo all’immaginazione di fioccare, assieme a parole poco gentili, che la Brocca pensa, ma non dice.
Tutto il mondo è paese, anche in questa città, che ha così vicine Slovenia e Croazia. Che ha quel mare che sembra sussurrarti che da lì puoi arrivare ovunque.
Questa città, annessa all’Italia solo nel 1918. Questa città, che alla Brocca sembra straniera e familiare allo stesso tempo.
Nel treno da Roma impara, grazie al racconto fattole da un viaggiatore, che a Trieste avviene un incrocio di venti, che in mare si trasformano in corrente fredda, la quale attraversa l’Adriatico fino al sud, per poi risalire.
Ma da Roma porta anche il caldo di un inizio di luglio arrabbiato con il mondo. Come dargli torto, pensa la Brocca.
Doppia meraviglia quindi, nel trovare Trieste piena di gradini e calda. E senza vento, pare non sia questa la sua stagione.
Ma non dovrebbe fare più fresco, a nord?
Fa nulla, pensa la Brocca, anche se maledice la scelta di aver deciso di visitare questa città proprio in questi giorni. Prova a distrarsi dalle temperature, abbracciando con gli occhi che le bruciano (sole? vento? aria condizionata? e chi può saperlo) gli spazi che si annullano nella linea di orizzonte del mare, e in piazza Unità di Italia, dove all’ora del tramonto i palazzi si tingono d’oro.
Ci sono città, in Italia, in cui le persone, a qualunque ora del giorno, sembrano correre verso qualche impegno. O corrono semplicemente perché sanno che, se ti dichiari nullafacente anche solo per qualche minuto, per questo mondo sei un perdente. Trieste non è sicuramente fra queste. Qui il caffè si beve rigorosamente seduti ad un tavolo di un bar storico, affacciati su una strada dove le persone attraversano con il rosso, perché se qui il tempo si ferma così deve essere anche per le automobili. Non esiste la fretta al bancone. Un gruppo di signori chiacchiera fermando le lancette dell’orologio. Alla cassa ti chiedono da dove vieni, quando riparti.
“Mai più, se non fate ripartire il tempo che avete fermato” risponde la Brocca. “Ma aspettate un po’, a farlo ripartire. Nel mentre io mi trastullo, fra Trieste e Miramare. Prenderò il sole sulla costa, farò attenzione a non scottarmi. Chiederò residenza al Castello, fingendomi la reincarnazione della principessa Carlotta del Belgio. Lì osserverò il mare, finché il tempo non riprenderà a scorrere”.
A Trieste il tempo dìsi ferma. Approdano navi da crociera provenienti da ogni dove. Sono tante, arrivano anche quelle che dovrebbero attraccare a Venezia, dove ora sono vietate. La sera, quando ripartono, dopo una giornata passata in città, i passeggeri affacciati salutano dalla nave agitando i telefoni, con la torcia accesa. A terra, sul lungomare, c’è un gruppo di persone, che saluta allo stesso modo la nave in partenza, con i cellulari agitati.
Alla Brocca verrebbe voglia di salire a bordo di una di quelle navi, alla volta dell’ignoto. Se non fosse che soffre di mal di mare.
A Trieste il tempo si ferma.
E nel tempo sospeso capita di incontrare per strada Italo Svevo, James Joyce, Umberto Saba, Gabriele D’Annunzio. Le loro statue si confondono fra le persone in strada. Finiscono in maniera più o meno consapevole nelle foto di turisti. A uno sguardo disattento potrebbero sembrare reali. Allo sguardo della Brocca, senz’altro è così.
Nella Chiesa ortodossa di San Nicolò, la Brocca accende una candela e vi immagina James Joyce, che in questa città visse e iniziò l’Ulisse.
A Trieste, città letteraria, ci sono Librerie storiche, come la Libreria Umberto Saba, rilevata dal poeta dopo la Prima Guerra Mondiale. La Letteratura a Trieste coincide con la vita e quindi, se non qui, dove comprare libri? La Brocca vi compra l’unico romanzo di Saba; l’incompiuto Ernesto. Sarà la sua coccola durante il lungo viaggio di ritorno.
Ovviamente nessun viaggio può andare completamente liscio. Un guasto alla linea di Trieste fa saltare il treno regionale per Mestre. Il servizio di assistenza di Sala Blu predispone un taxi, che rimane bloccato in autostrada per via di un incidente. Salta il primo treno per tornare a Roma. Il secondo disponibile arriverà con più di un’ora di ritardo. La Brocca doveva tornare alle 22 e 30, sarà a Roma solo a mezzanotte.
La sfortuna va sfruttata, immaginando. Solo così si la si impreziosisce. E la Brocca immagina di vedere presto un altro concerto di Lucio Corsi (che su Tieste poi ha scritto una bellissima canzone). Scrive una e-mail. Ricorderà il viaggio a Trieste solo nei suoi aspetti belli. Fra tutti, quello di averla visitata con la sua famiglia.
Quelli brutti li ha già scordati.
Cosa ho letto e ascoltato, prima e dopo aver visitato Trieste:
“Trieste”, di Lucio Corsi
https://www.youtube.com/watch?v=fBNJ3PaIEvE&list=RDfBNJ3PaIEvE&start_radio=1
“A Trieste”, di Matteo Chiavarone (su Audible)
https://www.audible.it/pd/A-Trieste-Audiolibri/B0CP2R23FF
“Ernesto”, di Umberto Saba, Einaudi Editore