Espiazione e la scrittura come nuova occasione

Il capolavoro di Ian McEwan.
Espiazione e la scrittura

Espiazione e la scrittura come nuova occasione

La scrittura rappresenta sempre una seconda possibilità. Di riscatto, rivincita. Attraverso la scrittura si rinasce, si sopravvive al dolore, alla morte. Tutto ciò succede a chi scrive, ma anche a chi legge. È proprio per chi compie questa attività che potrebbe essere definita fra le più inutili che, probabilmente, l’azione salvifica dei libri si esprime appieno.

Ma i libri e la scrittura sono anche espiazione.

Offrono la possibilità di redimersi dalle proprie colpe. Lo scrittore mente per raccontare la verità. La propria, quella degli altri, non importa quale. Importa ciò che a lui preme raccontare. Il compito del narratore di fiction è quello di trovare la verità emozionale.

Ispirandosi a penne come Arnold Bennet, Ernest Hemingway e Jane Austen, nel 2001 Ian McEwan pubblica quello che è considerato il suo capolavoro, Espiazione (Atonement).

Diviso in tre parti, scritte in terza persona singolare, più una conclusione che invece è in prima persona singolare, attraversa un amplio arco temporale; dal 1935 al 1999. Ambientato fra la campagna inglese, la città e la Francia al tempo di Dunkirk. A Dunkerque McEvan dedica un’importante parte del libro, con l’intento di rendere giustizia all’esperienza del padre, che, come soldato, visse quell’episodio. Anche se racconta di aver registrato l’esperienza del padre ma di non aver mai avuto il coraggio di ascoltare la registrazione e riportarla all’interno del romanzo.

Al centro c’è l’agiata famiglia Tallis, che abita uno splendido castello in campagna, formata da un padre e una madre, presenza aleatoria, e tre figli, Leon e Cecilia, poco più che ventenni, e Briony, tredicenne dalla fervida fantasia e con il desiderio di trasferire su carta le sue invenzioni. Di diventare scrittrice.

È un caldo giorno d’estate e attorno ai Tallis ruotano Robbie, figlio della domestica di casa e parte integrante della famiglia, Paul, amico di Leon, e i cugini arrivati dal nord, Pierrot, Jackson e Lola.

L’estate, si sa, fa credere tutto possibile, fa azzardare. Confessare un amore attraverso un biglietto risultato di mille tentativi, fra cui anche uno privo di freni inibitori.

E cosa succede, se proprio questo biglietto, quello sconcio, finisce nelle mani di una ragazzina di tredici anni, convinta di avere l’occhio lucido di una scrittrice di talento e certa che ciò che interpreta, vede e pensa sia la verità assoluta?

Succede che quella ragazzina punta il dito e giudica, senza il minimo dubbio e perplessità. E che a rimetterci sia un innocente.

L’ossessione di Briony di dover diventare una scrittrice, a tutti i costi, la frustrazione per la mancata rappresentazione del suo dramma teatrale, intitolato Le disavventure di Arabella, la comprensione che la scrittura non sia un apprendimento immediato, ma un percorso fatto di costanza e tentativi, la portano a costruirsi un mondo tutto suo. Il mondo di una moralista pervasa da pregiudizi, che bloccherà ulteriormente la sua vena creativa.

Espiazione e la scrittura

La scrittura, nel romanzo di McEwan è rappresentata come un’arma a doppio taglio. Ha il potere, sì, di reinventare e ricostruire, ma spesso chi scrive è così immerso nella propria immaginazione da travisare quello che effettivamente vede e costruirsi un’idea di un mondo tutta sua.

Parte dell’espiazione, per Briony, starà nello scegliere di diventare un’infermiera, anziché dedicarsi agli studi universitari. Il lavoro infermieristico è parte disciplina e parte avere il coraggio di trasgredire le regole, laddove l’urgenza del caso lo richiede. Proprio come la scrittura, che nel romanzo rappresenta il principale mezzo di espiazione, che è fatta di regole ma anche di trasgressioni. Tramite questo binomio, il romanzo compie la missione insita nel suo titolo. Un’architettura vera e propria volta all’espiazione.

Il mio incontro con Espiazione:

Ho incontrato Espiazione osservando una quercia secolare sulla strada per la piscina. Perdurava al tempo che scorre, alle trasformazioni intorno. Guardandola ho pensato a Robbie, perso nel bosco ceduo che resiste all’impietosa guerra. McEwan l’ha descritta bene, la spietatezza della guerra, per ricordare il proprio padre, che combatté soldato ai tempi di Dunkirk.

Ho vissuto Espiazione con i sensi: è un romanzo visivo, uditivo, tattile. Per il dettaglio delle descrizioni, per gesti dei personaggi. I gesti, così minuziosi da essere rivelatori, mi hanno portata dentro l’animo dei personaggi. Sapevo già la loro indole, senza che venisse descritta. Avevo già in mano gli strumenti per analizzare il susseguirsi delle vicende, prima che queste si sviluppassero. McEvan mi ha svelato la trama attraverso un vaso, un pezzo di cioccolato da mordere, il caldo di una giornata estiva. Sapevo, senza che mi si dicesse esplicitamente. Per questo ringrazio McEwan. Anche per avermi fatto incontrare Briony, che ho odiato e odio come raramente mi capita con un personaggio letterario. Perché è reale. E mi somiglia.

Espiazione e la scrittura come nuova occasione. Per scrivere questo articolo mi sono avvalsa delle informazioni che McEwan riporta in qiesta intervista a lui fatta nel 2002:

https://www.youtube.com/watch?v=CvuVfgZ9wcI

Espiazione, Ian McEwan

Titolo originale: Atonement 

Traduzione dall’inglese di Susanna Basso

Einaudi, 2002

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